SPETTRO
- …reciso proprio in sul fiore dei miei peccati…
(Atto
I, sc. 5)
«…il fu
suo padre re Hordenwill, deceduto irregolarmente in istato di peccato
mortale e del quale Iddio s’abbia l’anima con la sua ben nota
misericordia.»
(Jules
Laforgue, Amleto, ovvero Le conseguenze della pietà filiale)
Amleto: «un dramma di male
riduce tutto ciò che è nobile, per un sospetto, alla sua propria infamia»
(Atto I, sc. 2). Parole che stridono con l’incondizionata
ammirazione per il padre, onusto di peccati non meno che di prestigio, il
quale - da «Spettro onesto» - di sé gli confida abbastanza del suo peggio
da tenerlo a distanza e temerlo. Un «dannato per un certo termine»
destinato a un lungo periodo di purificazione lentissima tra «sulfuree
fiamme tormentatrici», a «digiunare nel fuoco, finché i turpi delitti
commessi nei miei giorni di natura siano arsi e purgati», in una
«prigione» irraccontabile («io potrei svelare una storia la cui più lieve
parola ti strazierebbe l’anima, agghiaccerebbe il tuo giovane sangue, e
farebbe i tuoi due occhi come stelle, balzare dalle loro orbite, le tue
ciocche annodate e intricate dividersi, e ogni singolo capello rizzarsi,
come gli aculei sull’irritabile istrice: ma questa divulgazione
dell’eternità non dev’essere per orecchi di carne e di sangue»,
Atto I, sc. 5). E’ un morto pieno di peccati, spedito al Creatore –
che verso lancinante - Unhous’led, disappointed, unanel’d: «non
comunicato, impreparato, senza l’estrema unzione, senza aver fatto computo
alcuno (…) oh, orribile! oh, orribile! quanto orribile!» (Ibid.).
E’ insomma evidente che «il fantasma non ha di sé stesso la buona opinione
che ne ha il figlio» (N. D’Agostino, Nota a W. Shakespeare, Amleto,
Milano 2004).
Eppure Amleto non consumerà
neppure un essere o non essere sui peccati inconfutabili del padre, mentre
farà un’ossessione del nuovo letto coniugale della madre. E’ proprio vero
che l’intelligenza agisce a spicchi.